L’Adi si è spesso reso protagonista di uscite infelici, un tipo di comunicazione che inevitabilmente fa parte del dibattito sociale e politico.

In questi giorni i social sono infiammati dalle campagne elettorali dei partiti con i loro leader in corsa verso le elezioni del 25 settembre.

Quando i toni si fanno troppo forti, però, la campagna elettorale si intossica. È quando accaduto con le parole di Fratelli D’Italia sulle “devianze giovanili”.

Su questa polemica si è pronunciato Mario Adinolfi in un tweet, ma non è andata come sperava.

Il tweet

Mario Adinolfi scrive:

“Sul tema “devianza” ho contestato la Meloni e molti mi hanno scritto: ‘Ben ti sta, tu consideri deviati i gay’. Io non ho mai criticato i gay in quanto tali, perché io non sono omofobo. Io sono un duro avversario politico di chi vuole modificare il diritto di famiglia, tutto qui”.

I social non dimenticano, e lo dimostra un utente che risponde: “Ho personalmente ascoltato uno spazio dove c’era lei che, cito testualmente, ha detto: ‘In un paese di tro*e e rotti in cu*o io preferisco essere bigotto’ tanto per dirne una. Avrà una supercazzola sulla metafora ma devo ammettere che ‘io non sono omofobo’ fa molto ridere”.

Il blast continua

No, una citazione non è una fonte, ma ciò che sostiene l’utente corrisponde al vero. Mario Adinolfi lo scrisse il 23 luglio 2016 e il tweet è ancora online:

Citare altri tweet non serve, perché l’Adi ha appena messo in pratica l’arte di blastarsi da solo. Tra i commenti, infatti, tutti gli rinfrescano la memoria e parlano di “tweet invecchiato male”.

“La banalità del disagio”, aggiunge qualcun altro. All’Adi consigliamo di rimuovere quel tweet, ma siamo in Paese libero anche di esprimere odio.