Tempo fa ho conosciuto Veronica, na ragazza americana dalle origini messicane a Roma col college pe studia’ arte. Na sera non sapemo che fa’ e fra mille proposte esce fori de prova’ la TAVOLA OUIJA.
Premesso che so’ ateo fino ar midollo e scettico su tutto, accetto pe famme du risate.
Siccome stamo a Trastevere e non a Seattle, Washington, e qui le tavole ouija non se trovano, ne creamo una. Ce scrivemo le lettere dell’alfabeto, i numeri, e pure le risposte YES e NO. Se mettemo intorno al tavolo co altri amici sua e ridemo e scherzamo mentre Veronica fa dei rituali un po’ in americano, un po’ in spagnolo.
Iniziamo. Stamo seduti, le mani sul bicchiere. Nell’aria c’è na strana tensione, come prima de un temporale. Tutti hanno smesso de ride da un po’. Io me ne sto là, curioso e divertito pe la situazione assurda ma co un certo magone de sottofondo.
Nel silenzio assoluto chiedemo se ce sta qualche spirito. Nun risponde nessuno. Riprovamo, ancora niente.
Alla terza volta er bicchiere se sposta verso YES. Ora, me rendo conto che so’ boiate probabilmente, ma siamo in tre: io de sicuro non so’ stato, Veronica è troppo credente nel misticismo messicano pe scherza’ su ‘ste cose, l’amica sua è cattolica.
Annamo avanti. Famo domande a ‘sto spirito, je chiedemo come se chiama, da do’ viene, quanti anni c’ha. Ce risponde a tutto, dice de abita’ là da oltre cento anni e altre cose che non me ricordo più.
Intanto se so’ dileguati tutti. Semo rimasti in tre e fori ha iniziato a piove, quando Veronica je chiede se è no spirito bono. Er bicchiere se sposta verso YES. Lei tira un sospiro de sollievo e pure io, non so perché, me sento più tranquillo.
A ‘sto punto me chiedono de faje domande in italiano (che loro non parlavano minimamente), e ogni volta er bicchiere se move a forma’ risposte plausibili in italiano, finché non esce dalla tavola ouija e se dirige verso de me.
Qualcosa non me torna proprio. E manco all’amica mia, che prende un ciondolo co un cristallo e comincia a purifica’ l’ambiente continuando a fa’ domande allo spirito.
Mentre sto a pensa’ a che cazzo ce faccio là in mezzo, la vedo sbianca’. Co l’occhi sgranati fissa il ciondolo che ha preso dondola’ formando un ∞. A quel punto Veronica urla SHIT SHIT SHIT, butta via il bicchiere, accende degli incensi e comincia a recita’ qualche strana litania davanti allo sguardo terrorizzato dell’amica sua. Non riesco a stacca’ l’occhi da ‘sto rituale mentre je chiedo che diamine sta a succede.
Solo dopo dieci minuti Veronica torna calma. Se siede, beve un bicchiere d’acqua, raccatta carte e incensi e butta via la tavola ouija fatta in casa.
Poi me guarda e me racconta. Co la voce grave me dice che lo spirito che avevamo evocato c’aveva mentito: era malvagio e stava a cerca’ de apri’ un portale verso il nostro mondo, pe questo il ciondolo oscillava formando il simbolo dell’infinito.
Allora se semo guardati, avemo annuito e semo usciti coll’altri pe anda’ a un pub. Avemo cazzeggiato, avemo bevuto e tutto.
A distanza de due anni non lo so che cazzo è successo: ve giuro, ancora non so se è stata suggestione o altro. Però io quella sera me so cagato sotto come poche altre volte in vita mia.
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