Tutti l’abbiamo vissuta. La situazione surreale in cui tu esci da te stessa, t’appoggi allo stipite della porta e te guardi con distacco.
Lutto, camera ardente in casa di familiari, via vai di gente, parole sussurrate. Caffè e lacrime. A na certa, il ciack sulla scena madre. Si siede una signora accanto alla bara e inizia a recitare il rosario. Me se strigne er core perché lo fa da sola e con un affetto insospettabile. M’avvicino, le sorrido, le sfioro una spalla come per dire “fai bene, ognuno esterna come può”. Faccio pe move un piede all’indietro. E, giuro che non so come, me ritrovo seduta pure io co na coroncina in mano. Volevo dì quarcosa, tipo “nso gnente” ma me sembrava inutile.
Le litanie se susseguivano ritmate, nun me scoreva più er sangue tanto sentivo la pressione de sta prova orale che me vedeva digiuna, ndico de un ripasso, ma proprio manco de er paragrafo de riferimento. Succede che poi tocca a me. A signora, che oramai era fomentata come un capo ultrà in curva, me guarda. Io improvviso un padre nostro che me procura un rosso diretto. Intorno a me scorgo sguardi de disapprovazione, me mortifico e faccio lo sguardo da “zzo voi zzo ne so”. Ho buttato un’occhiata verso la salma. Vi posso giurare che le ho sentito dire “non potevo immaginà congedo più esilarante. Grazie”
Ah…dopo la signora ha proposto un mini rosario per favorire l’ingresso in Alto. Ho chiesto er cambio simulando crampi.
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